Ti Sento

Oggi preparativi per la notte più spiritica dell’anno, tra gioco e ironia perturbante, domani un giorno di festa per ricordare gli affetti che non sono più tra noi. Un periodo dedicato all’assenza che si fa presente, il vuoto come esperienza. Quello che accade a noi di Der Mast terminato un evento gremito di partecipanti, musica, luci e contenuti: una particolare percezione di lacuna che risuona ancora della festa e delle parole evaporate. Un “ti sento” anche se non sei più qui.


Il vuoto è ovunque, fuori e dentro di noi. E non è il contrario del pieno, ma uno spazio più ricco, in quanto carico di infinite possibilità. 


Un concetto impopolare, forse è il momento di rivalutarlo. Dopo decenni di rincorsa del pieno, tra bulimia consumistica e multitasking pervasivo, potremmo fermarci per comporlo insieme.


Anche se non ce ne rendiamo conto, ci confrontiamo spesso col mistero del vuoto. Quando ascoltiamo la musica e capiamo l’importanza delle pause e dei momenti di silenzio. Quando leggiamo un libro e ci immergiamo nell’armonia dello spazio vuoto che circonda il testo. Quando partecipiamo a un convegno, a una rappresentazione teatrale o a un corso di formazione e il vuoto tra parole e concetti crea una straordinaria tensione.


Negli ampi interni di Der Mast piace leggere la storia di una location come rapporto altalenante tra l’essere umano e il vuoto.


Templi, santuari, teatri e spazi, d’altra parte, sono sempre stati progettati vuoti, per permettere agli Dei e alle storie di venirci ad abitare.


Saper abitare è bello, ma saper disabitare è più raffinato. Nessuno ci ha mai insegnato a disabitare, a lasciare vuoto uno spazio che abbiamo riempito. Né ci ha mai spiegato come portare via le cose lasciando la scena profondamente impregnata della loro memoria. Far percepire a chi ci succederà il “ti sento”.

Quando per noi sarà chiaro che il vuoto del vaso è il vaso stesso, cominceremo a capire finalmente il linguaggio degli spazi che viviamo e a pensare come pensano i luoghi.


Useremo il vuoto come ingrediente indispensabile dell’abitare uno spazio e crearvi la narrazione, e ci sentiremo più umili e più ricchi.


Per fortuna il vuoto, parafrasando Luigi Zoja quando parla della Bellezza, è ciò di cui possiamo nutrirci senza che la riserva disponibile diminuisca.

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